28.11.07

Cicero pro Domus sua

Amo molto questa rivista. Possiede una grande varietà di argomenti, per essere una di quelle classificabili come "di architettura", ed una capacità espressiva innovativa, raffinata e insieme dirompente. Parla poco e dice molto: è un piacevolissimo indicatore delle estetiche contemporanee.
Ma la gestione di quest'anno mi lascia molte perplessità, tant'è che ho smesso di acquistarla dal numero 905. Ho l'impressione che gli articoli abbiano perso di spessore, o piuttosto di piglio, di capacità di arrivare al nucleo delle cose.
Stessa cosa per l'impaginazione. Dal punto di vista estetico, secondo me un passo indietro nel tempo.
Che ne dite? Leggete questo articolo. Non lo condivido appieno, in particolare per la gestione Boeri, che io avevo amato molto. Leggete poi anche questo.

Siamo davvero ad una crisi (anche) dell'editoria italiana sull'architettura?

26.11.07

Ad ogni modo

Sì, vabé, ma io voglio suonare.

24.11.07

Alle volte bisogna ammetterlo.

Siamo pieni di pregiudizi. Io sono piena di pregiudizi.

Ieri camminavo tristemente per Piazza Umberto, col mio solitario yoghurt di Yogo tra le mani, e per mangiarlo più agevolmente (data la credo nota scomodità del tutto) mi son seduta a una panchina.
Alla mia destra vedo un folto gruppo di persone, pallidini, vestiti di scuro, tristemente, in modo assai passé. Li sento parlare animatamente una lingua sconosciuta. Penso: certo che gli Ucraini l'hanno proprio monopolizzato, il giardinetto.
Al che questi si alzano decisi ad andar via, e mi passano vicino. Ad un'analisi più attenta, il loro idioma si rivela essere dialetto di Molfetta. Stretto.

Andati i falsi Ucraini, li sostituisce un manipolo di punkabbestia. Li osservo rispettosamente, ma mi riconosco diversa da loro. Hanno un'estetica convincente ed a tratti affascinante; ma poi, penso, per lo più sono dei disadattati. Chissà i loro affetti, chissà se hanno una stabilità emotiva migliore della mia, chissà se la loro famiglia li vuole ancora.
Al che, uno risponde al cellulare (la cui suoneria era peraltro The Entertaniner di Gershwin*) e fa: «No Ma', non ti preoccupare. Devo andare 'sto pomeriggio con Nonno Vito.»

Infine, di ritorno a casa, vedo una graziosa famigliola composta da una giovane mamma e due bambini con cartella; a giudicare dai tratti somatici, probabilmente mauriziani. Penso: un giorno avremo anche noi i nostri immigrati di seconda e terza generazione, e saranno italiani a tutti gli effetti. Questo giorno è lontano ma lo aspetto con ansia.
Poi, la mamma si rivolge al pargolo con un impeccabile accento barese.

Alle volte bisogna ammetterlo. Integrare (davvero) le diversità nel proprio cervello è più difficile che farlo nelle proprie strade.



*Errata corrigo: come mi si fa giustissimamente notare, ovviamente Scott Joplin.

Le ultime

Bari e Provincia - dal 09 al 29 novembre 2007
Time Zones, tutto il programma
Per non perdere neanche un appuntamento del Festival sulle Musiche Possibili ecco l'intero programma della rassegna e i costi dei singoli biglietti e degli abbonamenti. Per leggere l'articolo di presentazione clicca qui.

Bari - dal 28 settembre al 16 dicembre 2007
Paolo Panaro propone Le Direzioni del Racconto | AUDITORIUM VALLISA
Dal 28 settembre al 16 dicembre all’Auditorium Vallisa un progetto del Centro Diaghilev. Settantuno appuntamenti per contribuire a delineare le molteplici facce della narrazione, lungo un percorso che si sviluppa tra teatro, letteratura e poesia, con spettacoli, letture sceniche, mise en espace, oltre a un laboratorio di formazione.

Bari - dal 24 novembre al 7 dicembre 2007
Myriam Risola - Le aggettivazioni fabulistiche | ARTE & IMMAGINE
opere recentissime dell’artista, affermata nel campo delle arti visive contemporanee con partecipazioni a varie rassegne, dall’Expo Arte di Bari alla Quadriennale di Roma.

Bari - dal 13 novembre 2007 al 20 maggio 2008
Cineforum Esedra, tutte le date | CINEMA ESEDRA
Il cinema.. omaggio alla vita
"..la vita ed il cinema sono della stessa materia di cui sono fatti i sogni,
cioè un magma immediato, vivido, incandescente, di esperienza e di desiderio.."
(Francois Truffaut)

23.11.07

Perché il silenzio è dei colpevoli!

E così, variamente sollecitata da chi tra l'altro ovviamente c'era, dovrò pur dire qualcosa del SUPERFANTAMEGACONCERTO DEI TUXEDOMOON di domenica!! :D

Dio benedica Time Zones, in altre parole. Fanno sempre dei bellissimi concerti (che ovviamente mi perdo per il 70% ogni anno, figuriamoci), ma, beh, i Tuxedomoon sono i Tuxedomoon e non c'è storia, non si discute.
Vabè, certo che si discute, e infatti a dirla tutta per come il concerto è iniziato un po' delusa sono rimasta, ecco. Le prime due canzoni (si potranno poi sminuire così i prodotti della mente di Reininger & Co.?) proprio non mi sono piaciute. Che è quel rock and roll? Che diavolo è quella sonorità - almeno non quella struttura - massì, diciamolo pure... pop?!
Certo, sarò io probabilmente ad essermi arroccata all'immagine dei Tuxedo che mi viene da Pinheads on the move prima di tutto, poi da Half Mute, e solo dopo da Desire e dagli altri precedenti l''83... lo so, lo so, forse sbaglio, ma per me QUELLI sono loro, non altri. Sennò stacco.
Ed è per questo che mi sono entusiasmata soprattutto nell'ultima parte, quando i ragazzoni sono ri-usciti acclamati da quanti avevano trovato il modo di fare un baccano impressionante dando schienate al fondo metallico della sala del Palatour Perla.

Piccola parentesi: che tristezza, il Palatour Perla. A detta dell'onnisciente Ludo, il giorno prima, sullo stesso palco poi occupato dai semidei, c'erano state Natalie Caldocazzo (ops! era nazzo, nazzo... scusate davvero) e non so quale altra battona dello stesso genere, probabilmente nel peggiore dei musical americani di quarant'anni fa tradotti in italiano da Pupo, o da chi per lui. Questo per dire dei programmi del luogo; ma a guardarlo dal punto di vista estetico non ci sarebbero meno cose da dire. Certo, le poltroncine centrali erano comode, questo sì. Ma non mi può restare accesa per tutta la durata del concerto dei Tuxedomoon la scritta al neon "Palatour Perla" sopra il palco [dannazione, saprò dove mi trovo!]... Con peraltro l'evidenza inconfondibile che "Perla" sta per il latte Perla, manco per la perla come bell'oggetto naturale.

Sono così contenta del tutto, nonostante la mia tutto sommato scarsa conoscenza dei brani eseguiti, che oggi sono andata dal miglior negozio di dischi della città (che da ora in avanti chiameremo per semplicità NR) nella vana speranza di trovarci Half Mute, chiaramente esaurito. In compenso, poiché il noto proprietario (noto in particolare per le consonanti che gli mancano, oltre che per la simpatia generale :D) era seduto proprio dietro di me al concerto, ci siam messi a fare due chiacchiere. Che casino che ha fatto domenica sera :D. Prossimo obiettivo: arrivare a quell'età con lo stesso entusiasmo per l'idea del concerto. Evviva.
Il delizioso ometto mi ha anche consigliato l'ultimo dei Tuxedo. Anche Nico me l'avevo detto. Approfondirò.
Bene, sfruttando il sempre ottimo lavoro di Dani linkerò qualcosa preso lì di straforo.
Voilà!



Ma ne approfitto per aggiungerci qualcosa che ho trovato su YouTube per grazia di qualche altro furbastro lì domenica.




E niente, cioè piuttosto e tutto, ma dovrei andare a sgobbare un po'. Peraltro, poi, per il sempiterno architetto S., che ho trovato proprio lì al concerto domenica. Che piccolo piccolo mondo.

Ah, ecco. Proprio ora che mi stavo per mettere a lavorare alla mia stazione, arriva mio padre che vuole che gli traduca da un discutibile inglese le istruzioni per un altrettanto discutibile metal detector. Mah.
A presto.

22.11.07

Ed io godo ancor poco

«[...]
O greggia mia che posi, oh te beata,

Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perché d'affanno
Quasi libera vai;
Ch'ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perché giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe,
Tu sé queta e contenta;
E gran parte dell'anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra,
E un fastidio m'ingombra
La mente, ed uno spron quasi mi punge
Sì che, sedendo, più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia, né di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perché giacendo
A bell'agio, ozioso,
S'appaga ogni animale;
Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?
[...]»

[da Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, Giacomo Leopardi, 1829-1830]

16.11.07

Interassi

Stasera mi sento peculiarmente disordinata, per questo ho deciso di sedermi qui e scrivere seguendo un istinto che spesso ignoro, qui, altrove, convinta da un consueto pudore che esistano argomenti d'interesse, ed argomenti no; per esempio, l'altro giorno sono andata all'ultima puntata di Silence, il festival di musica acusmatica i cui manifesti per il secondo anno consecutivo ho visto affissi al Politecnico, ma l'anno scorso non ero riuscita ad andarci, insomma lo fanno sempre intorno al mio compleanno. Oh, il mio compleanno, mi sarei aspettata un ricambio maggiore di affetto, ma evidentemente non è annata; le locandine di Silence, dicevo, che figa quella di questa edizione, ho stretto pure la mano al tipo che l'ha fatta e adesso fa bella mostra di sè in camera. Non il tipo, la locandina.E quindi, la musica acusmatica. Senz'altro un argomento d'interesse, sì, senz'altro. Come del resto se vi parlassi di che cosa ha detto Francesco dal Co in Casabella 758 a proposito della nuova biblioteca di Toyo Ito a Tokio, citando l'aforisma 24 del Crepuscolo degli idoli. Ma è che oggi sono andata in un negozio, ho chiesto se qualcuno avesse, pietà, una camicia bianca - insomma non volevo poi tanto, una camicia bianca, una camicia bianca è amica... - e quella ha fatto quella cosa che tutte le donne odiano. Prima con aria indifferente mi ha chiesto «che taglia?», e poi, quando le ho risposto, l'affronto: in quel millisecondo strafottuto mi ha scrutata tutta, porca miseria. Che fai, non ci credi? Se ti ho detto quaranta vuol dire quaranta brutta stronza, secondo te mi prendo le cose più strette per far bella figura con te? No dico, c'ho ventitré anni, conoscerò il mio corpo, certo non siamo amici ma ci siamo frequentati per un bel pezzo, poi vabé, io non l'ho più cercato, lui mi ha mandata a culo e culo ha detto «beh?», insomma lunga storia, storia travagliata, la nostra, una brutta storia.
Poi non so, ieri notte non ho dormito quasi niente, avevo mal di schiena. Ho anche comprato una cravatta per festeggiare, e ciò senz'altro mi va molto indie-tro nel tempo a Marlene Dietrich, che per arrivar da lei lo dice il nome stesso che devi tornare in dietrich, quando ancora faceva scandalo per le cravatte, ma poi a conti fatti mi sa che indecisa lo era sul serio, mah, cazzi suoi. Poi niente, così, le cose. Io, l'architettura, sapete, roba del genere, roba di quelle che non sai mai, gliene frega a qualcuno, oppure no, insomma me lo chiedo, ecco, mica come quelli che ogni parola pare cachino oro, certo qualcuno ci riesce, e credo faccia malino, oddio, è tutta una quesione di ordini di grandezza e del resto pure una pagliuzza pagliuzzetta lo nobiliterebbe un mucchietto di merda, o no? No, dice il contadino, c'è oro e oro e c'è merda e merda e i contadini, è noto, sanno quello che dicono, e siccome sanno molto parlano poco, c'è pure un proverbio swahili, com'era?, bah, quante cose dimentico, sempre dimentico / che non ho ali per volare, ma questo non fa certo di me un contadino, e quindi ecco gli sproloqui, ecco tutto, eccomi qui, ed eccoci anche voi.

7.11.07

Surrealtà & surrealisti

Vengo or ora da un buon utilizzo del mio unico minuto libero della giornata. Di ritorno da un surreale giretto alla Sovrintendenza archivistica (surreale a causa degli strani personaggi che popolano Palazzo Sagges, prima tra tutti una buffa impiegata tra i cui difetti si annoverano una logorrea agghiacciante ed una bizzarra mancanza della capacità di discernere il limite tra gli argomenti di ordine personale e quelli di interesse generale, nonché mio nella fattispecie, e tra i cui pregi posso di contro registrare un sincero amore per la città vecchia ed una notevole conoscenza dei luoghi della stessa), sono passata a dare un'occhiata ad una delle mostre che vi avevo segnalato: la personale del pittore Valeri Tarasov, intitolata - un po' banalmente, in verità - Stati d'animo, presso la galleria Linea d'Arte, in via De Rossi.
Lì ho scoperto l'interessante artista russo che, se pur alle volte commetta qualche imprecisione tecnica, ha l'innegabile merito di centrare pienamente l'obiettivo della mostra: la rappresentazione di una sospensione totale dello spaziotempo in una dimensione priva di suoni, dai movimenti appena percettibili e lentissimi. I soggetti hanno caratteri fotografici (saranno appunto ricavati da fotografie dell'autore?), ma se pure le loro espressioni sembrano appartenere ad istanti brevi ed irripetibili, il carattere di tutta l'esposizione suggerisce ugualmente che gli attimi si possano dilatare all'infinito, che l'attesa durerà sempre.
Anche le scelte cromatiche sono, a mio parere, molto interessanti. Vaste aree monocromatiche conferiscono un piacevole straniamento alle ombre ed il tutto appare interpretare bene l'estetica e l'umore della nostra contemporaneità.

4.11.07

Io sto a casa a rischiare un infarto ogni quarto d'ora per colpa di questo maledetto progetto, e intanto...

Bari - dal 3 al 29 novembre 2007
Gaetano Grillo - Mediterranea-mente | SALA MURAT
La mostra segna il ritorno a Bari dell’artista originario di Molfetta, trentacinque anni dopo la sua prima mostra personale in assoluto.