20.7.08

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine


Da più parti mi si chiede cosa sia della mia ispirazione, in quale oscuro antro della mia vita mentale l'abbia ricacciata, e in cambio di cosa; l'unica risposta che mi è dato fornire è che non c'è una risposta degna d'essere fornita. Ho da studiare, sono molto stanca, non trovo il tempo, sono le forme verbali sotto le quali al mio meglio riesco a trasferire, a chi me lo chiede, il senso di questo repentino silenzio che avvolge I caratteri, e me, da lunghi mesi a questa parte.
Forse una sorta di horror pleni conseguente al disordine cronico da cui la mia vita è affetta da sempre, o, almeno, da quando ho ricordi: il silenzio di tutti i sensi, e dei sentimenti, che vuole permettere un defrag complessivo della mia intelligenza. Voglio ricominciare facendo tabula rasa di tutta la zavorra che ho accumulato fino ad ora.
Avrei senz'altro bisogno di cambiare casa.
Avrei probabilmente bisogno di cambiare città.
Avrei forse bisogno di cambiare compagnie.
No, forse no.
Mi basterebbe cambiare punto di vista, e se c'è una sola cosa per la quale salvo l'estate, questa è la possibilità che mi dà di poter leggere liberamente romanzi, cioè autori, di trasformarmi in essi, di assumere la loro ottica e vivere una piccola vita lunga approssimativamente un mese, una vita nuova, una prospettiva fresca, come la mia piccola stanza persa nel Salento, bianca dei suoi pochi oggetti, quasi tutti cimeli di viaggio.
L'anno scorso è stato H.H., in cui ho scoperto un amante / alter ego teutonico perfetto. Quest'anno avrei voluto tuffarmi in qualcun altro, ma non credo che sarà possibile.
Studierò, ma se mi riesce, lo renderò un piacere altrettanto visceralmente raffinato.

E in autunno tornerò rinnovata, almeno un poco, e riprenderò a scrivere.
Lo prometto.
Prima, magari, aprirò la finestra e passerò un poco la pezza qui dentro, perché sento odore di chiuso, e c'è polvere ovunque.
E intanto vi farò quella sorpresa di cui vi stavo parlando. Ci sto lavorando, non temete.