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Lì ho scoperto l'interessante artista russo che, se pur alle volte commetta qualche imprecisione tecnica, ha l'innegabile merito di centrare pienamente l'obiettivo della mostra: la rappresentazione di una sospensione totale dello spaziotempo in una dimensione priva di suoni, dai movimenti appena percettibili e lentissimi. I soggetti hanno caratteri fotografici (saranno appunto ricavati da fotografie dell'autore?), ma se pure le loro espressioni sembrano appartenere ad istanti brevi ed irripetibili, il carattere di tutta l'esposizione suggerisce ugualmente che gli attimi si possano dilatare all'infinito, che l'attesa durerà sempre.
Anche le scelte cromatiche sono, a mio parere, molto interessanti. Vaste aree monocromatiche conferiscono un piacevole straniamento alle ombre ed il tutto appare interpretare bene l'estetica e l'umore della nostra contemporaneità.
3 commenti:
sono il figlio dell'impiegata logorroica.
E va bene, lo ammetto. Per un attimo ci sono cascata pure, e in quell'attimo il mio cervello ha escogitato ventisette diplomatiche scuse per il mio impietoso giudizio sulla signorotta dalla sciolta parlantina.
Il tutto, poi, reso più attendibile dal fatto che la suddetta mi avesse davvero parlato di un suo figlio, che anche lui aveva studiato nel mio stesso Politecnico e così, sai, la cosa si era fatta quasi credibile.
Maledetto.
Hihi. Grazie per le dritte ;)!
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