No, non sono scarpe per bambola quelle che vedete e, che ci crediate o no, non sono nemmeno scarpe per neonati.
A partire da giovanissime (tra i due e gli otto anni), le bambine delle famiglie nobili ed agiate - ma inseguito, per emulazione, anche quelle delle classi contadine - venivano iniziate a questa pratica estetica ricca di significati sociologici ed erotici.
L’operazione veniva eseguita mediante fasciature strettissime attorno al piede, che ne ostacolavano il normale processo di sviluppo. Per restare piccoli, fra i 7 e i
Dopo i primi due anni dall'inizio della fasciatura, il dolore diminuiva, ma in ogni caso la fasciatura dei piedi comportava un tormento quotidiano, che sarebbe continuato per tutta la vita. Una volta deformati a piacere, i piedi bendati erano poco utili a stare in piedi perché ovviamente, privi della normale elasticità, erano un sostegno instabile e faticoso e, dato che il peso del corpo era trasferito tutto sui talloni, la persona doveva oscillare continuamente avanti e indietro per mantenersi in equilibrio. Adele M. Fielde, una missionaria vissuta per circa dieci anni a Shantou verso la fine del XIX secolo, raccontava che «Durante il processo la carne andava spesso in putrefazione, parti della pianta si squamavano e a volte cadevano una o più dita. Il dolore persisteva per circa un anno e quindi diminuiva d’intensità, finché, verso la fine del secondo anno, i piedi perdevano ogni sensibilità e risultavano praticamente morti». Tra i 13 e i 15 anni lo sviluppo osseo cessava e il “loto” era pronto per essere segretamente ammirato dai pretendenti della giovane donna.
In effetti, l’usanza venne ad assumere col tempo connotati sempre più estremi e significati sempre più complessi. Si pensa infatti che le prime a fasciarsi i piedi fossero state certe danzatrici di corte e quindi sembra ragionevole pensare che, almeno in un primo momento, la pratica fosse meno costrittiva e meno invalidante… o le danzatrici non avrebbero chiaramente potuto continuare a dirsi tali.
In seguito, col diffondersi della “moda” tra le varie classi sociali si sviluppò il vizioso meccanismo di ricerca della perfezione assoluta che condusse, come già detto, ad iniziare la fasciatura dei piedi in bambine di soli due anni. Questo portava generalmente l’inabilità quasi totale delle donne, che per camminare dovevano appoggiarsi alle pareti o a bastoni o, ancora, ad altre persone. È chiaro quindi come la preferenza estetico - erotica tipicamente cinese per un piede “naturalmente” piccolo si fosse trasformata in una pratica di dichiarazione pubblica di sottomissione totale della donna, pronta a soffrire pene indicibili per decenni e a rinunciare alla propria libertà di movimento per il solo soddisfacimento del desiderio maschile.
E in effetti esiste una vasta letteratura erotica in proposito. È il caso di citare un aristocratico di nome Fang Xun - probabilmente uno pseudonimo - che, autonominatosi “dottore del loto fragrante”, con esaltati slanci lirici elencò le componenti estetiche necessarie perché il piede rimpicciolito fosse degno di lode, riportò alcuni commenti critici e analizzò i giochi del bere per la cui esecuzione erano indispensabili le scarpine . Seguendo l’ordine sistematico di un’opera botanica, produsse
“Qualità meravigliosa”, debole ed esile come un ramo di salice che pende in cerca di appoggio e che si piega alla brezza.
“Qualità immortale”, con ossa diritte e disarticolate, simile a chi viveva tra le montagne nutrendosi di cose selvatiche, pronta a fuggir via se cercavi di afferrarla. Gli altri sei gradi erano guastati da imperfezioni sempre più evidenti e gravi.
A censore dei piedi naturali si ergeva, ancora una volta, Fang Xun. Ecco alcuni passi tratti dalla sua Miscellanea del giardino d’oro, decisamente rappresentativi della mentalità cinese dell’epoca e di quanto la pratica della fasciatura avesse influenzato la psicologia sessuale dei cinesi:
Sarcasmo: mandare all’inferno una donna con i piedi grandi fingendo di lodarla con il dire che le estremità dei suoi arti inferiori hanno lo stesso ridente aspetto di quello di Guanyin, dea dai piedi naturali.
Infanzia sciupata: bambina che non praticò con scrupolosità la fasciatura dei piedi e che ora, dato che nessuno apprezza i suoi piedi grandi, deve sposare un uomo povero e portare per tutta la vita scarpe di vimini e calze dozzinali.
Ridicolo: donna con i piedi grandi che critica una dama con i piedi piccoli, accusandola di esserseli stretti eccessivamente allo scopo di attirare il maschio.
La pazzia delle mie contemporanee: donne che per timore della fasciatura seguono la moda dei piedi naturali delle Manciù.
Vista poco piacevole: l’ancheggiare di una donna che ha i piedi grandi.
Causa di compassione: donna bella con piedi grandi.
Pensieri reconditi: fantasticare su chi abbia lasciato le piccole orme al bordo della strada.
Dolce diletto: sposare una donna che senti essere descritta come bella, levarle dapprima il velo nuziale e quindi prendere tra le mani i suoi delicati piedini.
Era tale l’attrazione feticista dell’uomo cinese per il piede femminile, che addirittura era più facile che una donna mostrasse i suoi genitali che i suoi piedi sfasciati. Persino per il marito essi restavano quasi sempre un misterioso oggetto del desiderio racchiuso in calze di seta e scarpine preziosissime, confezionate dalla donna stessa, ancora una volta a costituire manifesto delle proprie virtù di raffinatezza e buona manualità.
L’usanza del loto continuò tuttavia negli ambienti rurali più legati alle tradizioni e non cessò definitivamente che con l’avvento della Repubblica Popolare nel ’49. Le sofferenze delle donne cinesi non erano però di certo finite: dopo la sofferenza giovanile e la frustrazione della scoperta della sua totale inutilità, ecco che la discriminazione assumeva componenti ideologiche. Una donna inabile al lavoro non era degna compagna dell’uomo rivoluzionario.
Molte furono costrette a sfasciarsi i piedi e a rompere nuovamente le ossa per aprirli e riappropriarsi faticosamente di un ruolo nella nuova società nascente.
Fonti documentative ed iconografiche:
http://guide.supereva.com/cultura_cinese/l_altra_met_del_cielo_la_donna_in_cina/
http://www.donneinviaggio.com/donne_mondo/piedini%20donne%20cinesi.htm
http://www.liceoberchet.it/ricerche/geo4d_03/Cina/piedi_3liv.htm
Per rileggere gli altri percorsi estetici:
Percorsi estetici, parte I: Mursi, un'estetica dell'assurdo
2 commenti:
E qui ci sta tutta:
I am a dangerous woman
Carrying neither bombs nor babies
Flowers nor molotov cocktails[qui avrei qualche dubbio...per i fiori]
I confound all your reason, theory,realism [vero.sono un'entità agitata->divisa da istanze contrastanti e contrastata dall'esterno]
Yes sir
Masculinity broke women and men on its knee
Preferisco mille volte la cultura giapponese.
Un mistero sei!
E adesso dimmi chi diavolo è questa Joan Cavanagh, o impazzirò di curiosità.
'cause we were Born of the same Mother: like "sisters" were...
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