Ebbene, riverserò qui il mio pianto. In pubblico, sì, sfacciatamente condividendo tutto… ma mai proprio nel luogo di destinazione. Solo qui a casa mia, per tutti e per me sola. Insomma, per i pochi con la pazienza (e la curiosità) di interpretare.
Come l’aratro in mezzo alla maggese.»
[G. P.]
Ma tutto ciò che c’è di sbagliato nel (piccolo) mondo è solo questo: che diversi modi di pensare non devono costituire altro che alternative interessanti per ognuno. Né posso tollerare che ci sia chi è costretto a fare le valigie… e per cosa poi, per il bene. Per il bene!! Accontentarsi della resa incondizionata per il quieto vivere… E chi è quel pazzo criminale che vuol vivere in quiete?! Non io, certamente!
Credevo di aver preso, di sfuggita e per un pelo (e anche sbagliando numero, c’è da ammetterlo silenziosamente), un tram che dritto dritto mi avrebbe portata ad una magnifica destinazione. Magnifica, in particolare, proprio perché così inaspettata da poter essere trovata per caso dietro il famoso barattolo di pelati. E invece, adesso, sempre più mi vedo nei panni dell’avvocatessa d’assalto con le necessità di attaccare e difendere continuamente, sempre meno mi sento amazzone di me stessa. Lavoro di scrivania, giacca e cravatta, capelli raccolti. Nulla a che fare, di certo, con una lunga gonna plissettata dal largo bordo d’oro e le ciocche annodate dal vento di montagna, qualche foglia d’ulivo qua e là.
Sempre meno mi sembra di far del bene.
Non posso condividere neppure l’idea di chi, per battere in ritirata e difendere la porta, fornisca sguardi trasversali o non ne fornisca affatto (preferisco obliquità di genuina malizia!). Vorrei fare un discorso attorno al focolare, quello stesso dove così poco tempo fa avevo creduto di trovare risposta a tanti interrogativi. Sto crescendo più in fretta ogni giorno che passa (se continuo così, mi consumerò presto… e, d’altra parte, quanto conviene diventare vecchi?), ma sto crescendo nel sospetto e ho bisogno di arrestare la mia parabola discendente. Devo ritrovare il sogno che alla mia Spett.le attenzione aveva portato un migliaio di euro di torte e tanti sorrisi sinceri.
Se la risposta è su quelle dannate verdi montagne oltre il mare, non sono in grado di dirlo, ancora. Di certo, speravo che mi si tenesse per mano un altro po’, sul ghiaccio. Ci avevo preso quasi gusto. :D
Dovrò accontentarmi di due punte di freccia incastrate nel miocardio. Che non portino cancrena, Dio santo… Ma tanto lo so che nemmeno questo servirà a niente. Perché troppo privée è questa stanzetta e chi dovrebbe leggere non leggerà. Posso al più sperare che una variopinta e cazzuta coppietta passi distrattamente da qui una volta, e mai pensi che stia parlando di lei. Ciao ragazzi!
Vorrei non dover dire che mi restano solo loro di tutto ciò che avevo prima. Non posso nemmeno più avere un pensiero felice e credo si sia calmato il vento. Per necessità di cose, certo… ma ho troppi sguardi cui non so che significato dare. Avrò pur una voce piacevole da sentir portare morfina al cuore, ma dopo? Cosa resta di un delizioso illecito piccolo casino combinato? Almeno il senso? Almeno, sarà servito?
O forse per salvarne uno ne ha rovinati tre? Comunichiamo, dannazione.
In collettivo.
Ho bisogno di movimento, del Movimento. Ho bisogno di illudermi che il mio passaggio non sarà come gli altri. Cos’è questa ossessione di lasciare il segno, non so. Non temo la morte, ma mi secca l’idea. Ho la fortuna di poter dire che mi piace molto vivere e sono dell’avviso che forse sia questo il modo giusto. Anche con un mezzo infarto al giorno per le responsabilità prese (madre, figlia… quand’è che sarò solo sorella?), mi va bene; tanto poi c’è la lentezza di un tè arabo a riprendersi tutto e a restituire l’equilibrio. Perché diavolo ha chiuso, il Medina?? Vabè, mi accontenterò di un tè rosso preparato in cucina e del profumo di miele e incenso delle foglie bagnate che restano al fondo della tazza. Ce l’hai presente? Mi sembra di poterci leggere il futuro dentro…
E così aspetto il potere che si sprigiona da un virginale poetastro da bettola, da una giovane epicurea del massacro, da un cavaliere del secchio, da una anacronistica collega nel feticismo dei dettagli e da un marinaio viola, nonché, s’intende, da chiunque altro voglia unirsi a questo mio immaginario attimo fuggente e lasciare tra cent’anni che i bambini leggano di esso… ricordate? Anche al narciso philokalos (maledizione a blogspot che non c'ha i caratteri greci) che a tal proposito ancora non mi ha fatto capire quali intenzioni abbia… Ma ci saranno domeniche per ogni cosa, non temete. Non voglio appassire così.
Per il momento la mia gioia va in particolare al Paradiso, adesso! rincorso follemente sotto la pioggia di una serata “in maschera / giù la maschera” a sorpresa più etilica del previsto… e mai come in quell’occasione ho potuto pensare che gli antichi avessero ragione di dire: in vino veritas!
A prescindere dalla mia estrema riservatezza in proposito, se non parlo d’amore è perché è l’unico tra gli ambiti della mia esistenza a non smettere di regalarmi felicità senza chiedere (quasi) nulla in cambio. L’Amore è onnipresente nella sua delicata pazienza, pronto a fornirmi sempre una coperta sotto la quale proteggermi dalle ceneri della vita e risolvermi nell’androgino primordiale.
Sono convinta che l’arte (e la scrittura lo è, ammesso o meno che io ne sia artigiana capace) trovi sua massima giustificazione nell’espressione del male di vivere. E poiché l’amore non mi genera tali sensazioni, ahimé, temo proprio che terrò per me sola certe considerazioni in proposito. ;)
Al prossimo criptico comizio, allora.
18 commenti:
Io (ti) ricordavo con l'anima stretta
da quella tristezza che tu mi conosci.
Oddio oddio.
Ci risiamo.
James Dean che va ancora a tavoletta verso il precipizio,ma se l'auto avesse ali?Stavolta,ci spero.
E ancora al massacro...
e mille parole in un nodo.
Inconfondibile.
A presto.
Un movimento leggero ed esemplare
un vento chiaro che non smette di soffiare.
Sono felice di vederti crescere...
Jeta te lumtur,
Ismaele.
Faleminderit nga zemra për të gjita, Kalorës Ismail. Kë bërë shumë për mua.
Mungu akuweke, kaka!
"Kë bërë???" = "Che fai???"
Cara, ma che lingua parli?
Mi sembri Heather Parisi con "cicale, cicale, cicale"...
Një puthjë,
Ismaele.
Pardon: ke bërë, non kë bërë.
Excusez-moi, Milord, je vien de l'Afrique. ;)
Sai mi piacerebbe tanto vederti con l'agile bruno..
ps. quel quasi mi offende :D
...che bello, qui si parla shqiptare...!
Shqiptare, sì!! Lunga storia, in effetti. Senza dubbio una bella storia però.
E tu?
Che ti porta oltre il mare?
Ti leggo sempre con interesse. Brava!
Grazie di essere passata...
Maat
Si parla Shqip che identifica la lingua.
Shqiptare è l'aggettico che identifica l'albanese (persona) e l'albanese aggettivo.
Studiate,
Prof. Ismaele
Vella... stiamo imparando (e anche tu! no?). Datti pace.
:P
Anch'io, a volte, mi ritrovo naso in sù... a cercare di sentire ancora profumo di torte!
Chissà! Forse, però, la risposta non può essere su quelle dannate verdi montagne, se prima non lo è in noi stessi.
Naten e mire
(bene così, Ismaele?)
Ciao ross...
Forse alcune piccole o grosse incomprensioni o diverbi nascono proprio dalla velocità, dalla frenesia del nostro mondo...
Chissà, forse un caffè turco o un te arabo (la loro riflessiva lentezza), aiuterebbero, ogni tanto...
Chissà, forse aiuterebbero anche quelle "dannate" verdi montagne oltre il mare (ne ho anche un po' l'impressione!)...
Non posso sapere (e non vorrei varcare la soglia della tua intimità) perchè tu non abbia la possibilità di esser "solo" sorella, ma posso ricordare le "mille" torte accompagnate dal calore della gente, che sempre mi auguro rimangano un "sogno" e non una pura "illusione"...
Ma, che peccato tu non abbia avuto ancora (credo!?!) la possibilità di "vivere" gli sguardi innnocenti delle tante bimbe e bimbi "shqiptare"...
Un invito mi vien di farti, dal più profondo del cuore:
se sei convinta e vogliosa di far del bene, sebbene questo ti arrechi dolore, beh... ross... non smettere mai nè di farlo, nè di pensare di volerlo fare!
Një madh përqafim...
germana ha detto:
Forse, però, la risposta non può essere su quelle dannate verdi montagne, se prima non lo è in noi stessi.
Quent'è vero, mia cara. Ma, dico io, le montagne verdi non sono prima di tutto un nostro luogo dell'anima?
Per me, sì... e per voi?
Mauri ha detto:
se sei convinta e vogliosa di far del bene, sebbene questo ti arrechi dolore, beh... ross... non smettere mai nè di farlo, nè di pensare di volerlo fare!
Per fortuna non ne ho alcuna intenzione! Ormai ci ho preso gusto, eheh. Tutto sta, però, come sempre, nell'imparare il modo giusto ;)
Daniele® ha detto:
Sai mi piacerebbe tanto vederti con l'agile bruno..
Il bruno e tutti gli altri non aspettano altro. E anch'io.
Ma se tu non sei disposto a perdere il sonno per annusare il vento...
:P
non tutti i luoghi dell'anima hanno risposte, non credi? oppure, a volte, hanno risposte a domande che non pensavi di aver fatto.
Così sono per me le verdi montagne: luoghi pieni di domande da fare/mi e di risposte buttate lì a casaccio (apparentemente)... che prima o poi ti serve sempre una risposta!
E poi, non è così male sul ghiaccio se ti lasciano le mani. Certo, le cadute... ma sai che risate!
Eheh. Vero. Bisogna anche imparare a cadere, per riderci tu.
Io ci sto provando. ;)
Cari tutti, l'aggettivo va dopo la parola con i davanti se è mascula e con una e se è femmina. Ma attenzione!!! La parole in albanese potrebbe essere femminile mentre in italiano è maschile...
es:
ver (vino) è femminile in albanese
ver e kuqe (vino rosso)
Natene,
Ismaele.
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