Stavo per prendere un vecchio cd, uno di quelli che ormai a furia di ascoltarseli, sotto c’hanno i solchi nemmeno fossero vinili (che belli i vinili… una volta vi farò ascoltare Otis Redding su uno di quelli e mi direte se non è tutt’altra cosa). Ebbene, stavo proprio per mettere quella canzone che mi ha tirata su come una madre quando mi sono fermata. No, non la ascolterò.
Mi è tornato alla mente il periodo in cui comprai quel disco, fondamentale per me, e quali indicibili sensazioni audiocardia-che mi aveva dato il suo primo ascolto (e il secondo, il terzo, il quarto…). Ho ritrovato un gelido Natale passato sotto le coperte, con il termometro e quel disco come compagni prescelti delle mie giornate.
E allora no, non ho potuto. Non ho voluto profanare quel quadretto ocra di una me calda e diversa, una di quelle me in bilico tra un mondo e l’altro, una di quelle me molto Emil Sinclair (grazie Pieruccio!!).
Come credo che per ogni situazione esistano i giusti versi (talora già scritti da qualcuno, altrimenti necessariamente da buttar giù il prima possibile), credo anche che ogni persona si incastoni nella nostra anima sotto forma di una (almeno una) canzone. Molti di voi, amici miei, ne hanno una che li identifica ai miei occhi. O no, alle mie orecchie…
Ne voglio ancora, ne voglio ancora. Ne voglio ancora, di queste sensazioni!
Portatemi in dono qualcosa che mi sconvolga. Molti di voi l’hanno già fatto, alcuni lo stanno facendo, altri, spero, continueranno.
E va bene, basta per oggi, il blog l’abbiamo aggiornato :D
Adesso tocca fare il proprio dovere. Ma che bello che è, quando la materia si chiama sociologia urbana!
Mi è tornato alla mente il periodo in cui comprai quel disco, fondamentale per me, e quali indicibili sensazioni audiocardia-che mi aveva dato il suo primo ascolto (e il secondo, il terzo, il quarto…). Ho ritrovato un gelido Natale passato sotto le coperte, con il termometro e quel disco come compagni prescelti delle mie giornate.
E allora no, non ho potuto. Non ho voluto profanare quel quadretto ocra di una me calda e diversa, una di quelle me in bilico tra un mondo e l’altro, una di quelle me molto Emil Sinclair (grazie Pieruccio!!).
Come credo che per ogni situazione esistano i giusti versi (talora già scritti da qualcuno, altrimenti necessariamente da buttar giù il prima possibile), credo anche che ogni persona si incastoni nella nostra anima sotto forma di una (almeno una) canzone. Molti di voi, amici miei, ne hanno una che li identifica ai miei occhi. O no, alle mie orecchie…
Ne voglio ancora, ne voglio ancora. Ne voglio ancora, di queste sensazioni!
Portatemi in dono qualcosa che mi sconvolga. Molti di voi l’hanno già fatto, alcuni lo stanno facendo, altri, spero, continueranno.
E va bene, basta per oggi, il blog l’abbiamo aggiornato :D
Adesso tocca fare il proprio dovere. Ma che bello che è, quando la materia si chiama sociologia urbana!
1 commento:
Non aver paura di riprovare. Ma non farti aspettative, o meglio aspettati il nuovo. Le emozioni non vivono sotto la campana di vetro, porta la musica altrove. Buon ascolto... Jack
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