Quando uno arriva in prossimità della fine della propria carriera di studente, è normale che cominci a considerare la pratica dell'esame come una formalità priva di senso. E maggiormente quando ci si trova davanti alla necessità di studiare una materia che si ama moltissimo. Chi mai, infatti, potrà dare alcun valore al giudizio numerico in trentesimi che un semisconosciuto gli affibbierà sulla base di un superficiale dialogo intessuto su sovrastrutture in genere ritrite? Perché ci si dovrebbe sottoporre a questa preistorica usanza quando si è sicuri che il proprio studio della stessa materia continuerà con ogni probabilità per tutto l'arco della vita? Che significa il tuo giudizio sul mio sapere oggi, se domani ne saprò un po' di più?
Transigendo, peraltro, sulla possibilità (sulla certezza) di disparità di vedute con la classe docente riguardo l'opportunità del taglio dato ai programmi: l'ipotesi di una qualche libertà all'interno di questo ambito porterebbe infatti il post nell'ambito della piena fantascienza. E, spiacente, ma non ho il cassetto "Fantascienza". Per il momento, almeno.
Per non parlare di quelle materie che - diciamoci la verità - risultano d'impaccio alla formazione che uno vorrebbe costruire per sè. Che impediscono, con la loro spropositata inerzia, lo svolgersi della propria autoformazione che costituisce un così auspicato (dai professori) indicatore di maturità (dello studente). Perché, se ho sulla scrivania un libro da leggere per ogni nuovo post su Il nido e la tela di ragno, svariati da studiare per un'ipotetico progetto di tesi e almeno uno che è lì per il mio puro diletto, devo poi utilizzare il mio tempo, per dire, in esercizi sulle macchine frigorifere? Non ha forse tutto ciò qualcosa di profondamente sbagliato?
Per non parlare di quelle materie che - diciamoci la verità - risultano d'impaccio alla formazione che uno vorrebbe costruire per sè. Che impediscono, con la loro spropositata inerzia, lo svolgersi della propria autoformazione che costituisce un così auspicato (dai professori) indicatore di maturità (dello studente). Perché, se ho sulla scrivania un libro da leggere per ogni nuovo post su Il nido e la tela di ragno, svariati da studiare per un'ipotetico progetto di tesi e almeno uno che è lì per il mio puro diletto, devo poi utilizzare il mio tempo, per dire, in esercizi sulle macchine frigorifere? Non ha forse tutto ciò qualcosa di profondamente sbagliato?
3 commenti:
ma come!! scrivi eresie!!
è giustissimo che io che "da grande" voglio fare l'urbanista, la paesaggista o, se mi dovesse andar male, la storica SAPPIA CALCOLARE L'INTEGRALE DOPPIO DI UNA FUNZIONE A DUE VARIABILI (nel migliore dei casi) E CHE IL SUPERAMENTO DI QUESTO ESAME DETERMINI LA POSSIBILITA' DI SOSTENERE GLI ALTRI.
...ah, le macchine frigorifere: un universo misterioso ed affascinante
Ma come, proprio adesso che ti avvicini al traguardo ti fai queste domande stupide? ;-) La vita comincia dopo la laurea, il resto è esercizio, e spesso per imparare a sciare ti tocca esercitarti a nuotare, ma poi ringrazierai il nuoto mentre sei sugli sci... bentornata su questi schermi, che mi sono più familiari, ed a presto su altri!
@ Jack:
Caro Jack, ma può mai gente come noi pensare che la vita possa cominciare dopo?
La vita è adesso, un adesso eterno di Borges e Neruda, l'adesso che voglio sapere per certo di non star perdendo. Ecco perché comincio a farmi queste domande stupide. Finalmente ;)
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