26.3.08

Natale con i tuoi, Pasqua con k-way

Mi si passi il titolo: quest'anno l'in-clemente [ma]stella gialla che riscalda il nostro pianetucolo ha deciso di dare forfait per il weekend pasquale, e devo pur prendermi la mia rivincita sul freddo patito con qualche freddura di rimando, mi sembra quantomeno lecito.
Insomma, questa noiosa serie di puns verbali solo per dirvi che ho passato una cospicua parte del mio tempo vacanziero al cinema, e per introdurre un paio di recensioni di quanto visto. Aah. Sono proprio alla frutta.

Provaci ancora Sergio
Colpo d'occhio


Allora, film complessivamente mediocre, ma a fronte di vari contro, un paio di buoni pro è il caso di accordarglieli.
La trama è abbastanza convincente - per quanto non del tutto inedita, ma diciamo che nessuno si aspetta più trame sconvolgenti e quindi ci possiamo accontentare - soprattutto perché è ben chiaro che Rubini ce l'ha messa tutta per venir fuori dallo stereotipo del film italiano contemporaneo, dove se non è la moglie che lascia il marito, saranno i figli problematici o quantomeno un po' di guai sul lavoro ad occupare il posto di protagonisti assoluti del plot, con buona pace di quelli come noi, che di fatti privati di famiglie simili alla propria tendenzialmente hanno piene le corna. Checché ne dica il gioviale Virzì che va a lamentarsi dalla Dandini di qualcosa di cui suo malgrado è responsabile almeno un pochettino. E quindi un sincero plauso al tentativo del buon Sergio di cambiare aria e di occuparsi di un ambiente spesso snobbato dalle nostrane pellicole com'è quello dell'arte contemporanea.
Buona anche la scelta delle location, tra cui la Biennale, della quale si possono apprezzare interessanti scorci espositivi, la citazione di enti e situazioni reali (Art Basel o exibart, ad esempio), la stessa scelta di proporre, come fatte dal protagonista, le vere opere di uno scultore come Gianni Dessì - a me personalmente gradite - e ancora, l'attenzione a una fotografia che è altrimenti decisamente carente nella produzione cinematografica italiana degli ultimi tempi.

Ma i buoni propositi del nostro si sciolgono come tempera in acqua di fronte ad un casting scelto più per le suddette necessità estetico-scenografiche che per rispondenza alla veridicità dei ruoli. E così uno Scamarcio nel pieno della sua grossolana paesanità non regge le sfumature richieste ad un personaggio che cambia più volte comportamento durante lo svolgimento ed è quasi comico negli accessi d'ira (oltre al fatto, non tracurabile, che lo si fa piangere misteriosamente solo dall'occhio destro: sarà forse il "colpo d'occhio" cui si riferisce il titolo?); Vittoria Puccini è una sorta di insipidissima Barbie Max & Co., priva di qualunque rilievo che vada al di là dell'ammirazione che possono eventualmente suscitare i suoi riflessi ramati, che non sa che piagnucolare stucchevolmente per l'intera durata del film.
Per non parlare poi dello stesso Rubini, tragicamente fuori parte in un ruolo difficile che avrebbe richiesto un contegno a mio parere molto diverso. Il risultato, più che artistico, riesce globalmente assai artificioso e ben poco coinvolgente.
Peccato. Provaci ancora, Sergio...

Long live King Philip
Onora il padre e la madre


Sarà che non avevo letto granché su questo film prima di vederlo e sarà anche che non mi aspettavo nulla dalla sua visione, ma devo ammettere di essere rimasta davvero colpita da questa pellicola dalle tante qualità.
Non so se cominciare con l'elogiare la colonna sonora ben presente ed efficacissima, la fotografia eccellente, la scelta finissima degli ambienti interni (una vera goduria in certi casi: si consiglia di vestire gli occhi dell'interior designer prima di vedere il film), la spietatezza senza concessioni di una trama del tutto priva di sbavature o la qualità di tutte le interpretazioni. Tra le quali spicca senz'altro quella di Sua Maestà Philip Seymour Hoffman, onnipotente interprete ormai consacrato sull'altare hollywoodiano da ruoli come quello di Truman Capote, ma che è stato a lungo un outsider confinato a ruoli marginali probabilmente per la sua corporatura imponente. Hoffman è davvero capace di una potenza espressiva che mi lascia senza fiato, e in questa pellicola supera se stesso. Da Oscar.
Se mi si costringe a parlare di difetti per questo film, si potrebbe dire che nel primo tempo, in cui l'azione non arriva ancora all'apice, la struttura fatta di continui flashback/flashforward (come in molti film di Nolan, ad esempio) può risultare un po' stucchevole, soprattutto perché si spazia in un arco di tempo molto limitato - poco più di una settimana. Nella seconda parte, però, questo lieve disagio viene facilmente vinto dal precipitare degli eventi che non permette distrazioni ed enfatizza, al contrario, la ricerca raffinatissima di angolazioni diverse per gli stessi eventi, in un'indagine psicologica che è un vortice senza ritorno.
Difficile, ma imperdibile.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ti rendi conto che hai scritto qualcosa di quel film?!
Comunque Onora il Padre e la Madre me lo vedo questa settimana...
Ciaooo

Maat ha detto...

PEJA ha detto...
ti rendi conto che hai scritto qualcosa di quel film?!

O mio Dio, cosa ho fatto!!
[urlando e strappandosi i capelli]

Antonio ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Antonio ha detto...

Se al cinema ci devi tornare, ti consiglio vivamente "questa notte è ancora nostra". Può sembrare uno dei soliti, me è possibile trarre anche da esso molte cose belle. :)