22.3.07

Lo smalto sul nulla

Piccola riflessione dopo la lettura di Casabella 752.
Mi ha molto interessata l’articolo di Dal Co, a titolo Lo smalto sul nulla, a proposito del controverso (giusto per esser clementi) Hotel Marqués de Riscal di Gehry e del nichilismo che si potrebbe dire fondi filosoficamente il decostruttivismo, o qualsiasi teoria architettonica caratterizzi il lavoro del canadese che si rifiuta (a ragione, direi, stavolta) di dichiararsi per una di esse.
Leggendo Benevolo, una volta mi colpì la semplice quanto assennata osservazione secondo la quale l’architettura è l’arte che si evolve più lentamente; essa, per ovvie ragioni tecnico-realizzative ed istituzionali, è in netto ritardo rispetto alle altre. Nulla di più sensato, a mio modesto avviso. È vero infatti che ad ogni epoca corrisponde la propria architettura, ma le evoluzioni fondamentali arrivano comunque con quasi un secolo di differita, soprattutto a partire dal ‘700, quando il mondo comincia ad accelerare tutti i suoi processi vitali. Non a caso, l’Illuminismo produce architetture assolutamente ancient régime, il Decadentismo costruzioni romantiche, il Novecento di Pirandello si attarda su posizioni positivistiche di tutta sicurezza: forse solo oggi Heisemberg comincia a muovere la mano dell’architetto verso l’indeterminazione completa.

Tutto questo però non emenda Gehry dalla paternità dell’obbrobrio de Riscal. L’autocitazionismo in forma di lamine metalliche che ricopre, forse in preda a savio pudore, il più completo nulla architettonico. È questo lo stato dell’arte?
Per fortuna ci pensano Isozaki ed un riscoperto Carlo Scarpa a risollevare le sorti del numero. Anche Jean Nouvel ci mette del suo, mentre stavolta la Hadid non sembra aver poi molto da dire.


3 commenti:

Ferenczi ha detto...

Quello che hai scritto è propriamente vero per i motivi scritti. D'altronde c'è da considerare la limitata mobilità dell'architetto-artista a causa del dominio dei gusti del committente e dei soldi da lui messi a disposizione. Per non considerare anche tutti i parametri tecnici da rispettare e che - salvi rare eccezioni - non permettono di conciliare arte e tecnica. Forse...

hubrys ha detto...

a me ghery mi fredda. io ci voglio stare bene dentro le architetture, non sentirmi ansioso, ne a diasgio. ci voglio stare caldo, ci voglio stare comodo, ma se lui mi scaccia. ecco, l'ho detto.
adesso la comunità del mondo architettonico mi scaccerà. anche lei.
non era meglio che rimaneva conle spiace?
il catt.sta

prostata ha detto...

A me piace avvertire il disagio, l'ostilità architettonica, ma anche essere coccolato impunemente.