Seltsam, im Nebel zu wandern!
Einsam ist jeder Busch und Stein,
Kein Baum sieht den andern,
Jeder ist allein.
Voll von Freunden war mir die Welt,
Als noch mein Leben licht war;
Nun, da der Nebel fällt,
Ist keiner mehr sichtbar.
Wahrlich, keiner ist weise,
Der nicht das Dunkel kennt,
Das unenntrinnbar und leise
Von allen ihn trennt.
Seltsam, im Nebel zu wandern!
Leben ist Einsamsein.
Kein Mensch kennt den andern,
Jeder ist allein.
Herman Hesse, Im Nebel
Strano, vagare nella nebbia!
È solo ogni cespuglio ed ogni pietra,
né gli alberi si scorgono tra loro,
ognuno è solo.
Pieno di amici mi appariva il mondo
quando era la mia vita ancora chiara;
adesso che la nebbia cala
non ne vedo più alcuno.
Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.
Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l’altro
ognuno è solo.
3 commenti:
anche oggi sono di corsa (e del tutto fuori possibilità nei prossimi giorni) per cui mi risparmio l'intervento annunciato nel post precedente e mi dedico alla poesia "postata".
molto bella e la capisco appieno, anche se nella tua lettura della solitudine percepisco (anche dal posto che segue questo) ancora un certo rancore per l'insoddisfazione che ti causano gli altri: come se dicessi "l'uomo non mi soddisfa, e nemmeno la donna" (sarebbe amleto, ma in traduzione alla buona).
Credo che effettivamente si diventi davvero maturi solo nel momento in cui ci si rende conto di avere solo se stessi (quando va bene), ma il fatto è che probabilmente la necessarietà degli altri non sta nel soddisfarci, ma piu' che altro nel soffiare con noi nel canotto di salvataggio... e probabilmente è il piu' che anche noi si possa fare per gli altri.
Un'ultima nota sulla poesia: la cosa che non condivido affatto è l'uso della nebbia. Per il luogo in cui sono cresciuto e per il mio conseguente legame dermico-affettivo con essa, la nebbia è per me una culla protettiva, non certo un manto che ti faccia sentire isolato dagli altri. Quando sei nella nebbia, non ti puoi sentire solo: c'è la nebbia con te, e ti protegge. E' quando non c'è, che le cose si fanno piu' vere, e complicate...
Bene, spero di essere stato sufficientemente confuso. Ora vado a prendere il treno... per qualche giorno sarò fuori tiro dalla nebbia :-)
nel secondo paragrafo scrivo "posto" invece di "post".
non stavo facendo revisione di bozze, mi è solo caduto l'occhio su quell'errore, dunque non verificherò ora ulteriori altre sviste ;-)
Somiglia molto alla logica di ED E' SUBITO SERA... ma Hesse non è così. Sarebbe semplicistico liquidarlo come un pessimista. Hesse è un vagabondo per cui il viaggio è l'obiettivo stesso del mettersi in moto, perchè l'uomo scopre se stesso camminando, vagando senza meta o almeno senza un punto di arrivo immediato. Il viaggiatore di Hesse rappresenta l'uomo e la sua vita che scorre. Per Hesse un uomo che comincia a camminare nel bosco da solo per i primi minuti è allegro e vede negli alberi la vita che gli sorride, ma dopo un po' comincia a scorgere nei tronchi e nelle ombre visi maligni, rumori sinistri, ovvero il male. Tutto questo non è altro che il male in fondo a se stessi, i desideri reconditi e i timori, le passioni e i vizi, le paure, che si scorgono solo se si rimane a lungo a contatto di se stessi. L'uomo si riconcilia con se stesso e supera le sue paure solo quando si avvicina alla morte: si riconcilia con se stesso, con la madre e con l'amante, con la vita (la natura) e con la morte.
Sono daccordo che la nebbia, soprattutto in questo caso, non separa dalla umanità, non connota aspetti negativi del vivere, serve solo a permettere che la solitudine ci metta in contatto con noi stessi, ed il male che allora vediamo nel mondo non è altro che il male che vediamo in fondo a noi stessi e proiettiamo fuori.
Per me poi la nebbia è sorprendente, svela le cose all'improvviso, ti permette di vedere con le orecchie ciò che occhi non possono, quello che scopre ammanta altrettanto velocemente.
Ma sono contento che fuori ormai c'è il sole... ;-)
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