O pazzo, splendidamente ebbro!
Se apri a calci le tue porte
e fai il buffone in pubblico;
se vuoti la tua borsa in una notte
e te ne ridi della prudenza;
se cammini per vie stravaganti
e giochi con cose inutili;
non curarti della rima e del senso;
se spiegando le vele alla tempesta
spezzi in due il tuo timone;
allora ti seguirò, compagno,
mi ubriacherò e andrò in malora.
Ho sprecato i miei giorni e le mie notti
in compagnia di valentuomini e sapienti.
La scienza ha incanutito i miei capelli,
il vegliare ha indebolito la mia vista.
Per anni ho raccolto e accumulato
pezzetti e frammenti d'oggetti:
calpestali e danzaci sopra
e disperdili ai quattro venti.
Perchè so che è massima saggezza
ubriacarsi e andare in malora.
Che svaniscano gli scrupoli contorti,
e smarrisca la mia via senza speranza.
Che una ventata di vertigine selvaggia
mi strappi via dagli ormeggi.
Il mondo è pieno di uomini valenti,
laboriosi, utili e sapienti.
Vi sono uomini che facilmente primeggiano
e altri che li seguono decentemente.
Che siano felici e che prosperino,
e lasciatemi essere futile e demente.
Perchè so che la fine di ogni lavoro
è ubriacarsi e andare in malora.
Giuro di rinunciare da questo momento
a far parte delle persone dabbene.
Abbandonerò l'orgoglio del sapere
e la conoscenza del male e del bene.
Manderò in frantumi il vaso dei ricordi,
versando l'ultima lacrima.
Con la spuma del vino rosso come bacca
bagnerò e rischiarerò la mia risata.
Per l'occasione farò in cento pezzi
il distintivo del civile e del posato.
Faccio il sacro voto di essere indegno,
di ubriacarmi e di andare in malora.
30.5.06
Splendidamente ebbra
XLII - Rabindranath Tagore
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