4.7.09

È necessario vivere / Bisogna scrivere

Ovvero: è tutta colpa di Facebook

Ogni tanto ritorno a scrivere su questo blog che, per la verità, non solo non ho mai deciso di abbandonare, ma per il mio subconscio è ancora tutto sommato parte integrante della mia attività nel mondo.
Come qualcuno saprà, parte dei motivi che mi portano ad aggiornarlo sempre meno spesso sono costituiti dal fatto che ne ho aperto un altro completamente dedicato all'architettura, e poiché ho ormai un'età veneranda, è bene il caso che orienti il mio tempo alle cause serie più che alle famose "divagazioni" del non sapersi accontentare.

E però, a dire la verità, non è che Il nido sia poi un fattore gravitazionale sufficiente ad esaurire il mio tempo o i miei argomenti; oggi, grazie ad un dialogo assai interessante con Salvatore D'Agostino (http://wilfingarchitettura.blogspot.com/), capisco che è tutta colpa di Facebook.

Facebook sembra fornire il massimo livello di libertà individuale nel livellare qualsiasi gerarchia permettendo, almeno in linea di principio, il contatto del contadino tailandese con il presidente degli Stati Uniti.
Se è vero che anche i blog costituiscono un rivoluzionario strumento di democratizzazione, permettendo a chiunque di condividere qualsiasi cosa, abbia essa un qualche valore o meno, essi conservano ancora una struttura che lascia all'utente della rete una vastissima libertà di scelta circa il numero e la tipologia di blog da seguire e stabiliscono così ancora una scala di valori che si può definire meritocratica: un bravo blogger avrà molti lettori; un pessimo blogger scriverà solo per sè. In sostanza, una scala basata sul buonsenso.

Facebook ne è completamente privo. Il meccanismo dell'"un'amicizia su facebook non si nega a nessuno" e l'assoluta impossibilità di indicare una scala di priorità nei legami con tali amicizie generano un bombardamento di informazioni completamente inutili e per lo più fastidiose che è impossibile disciplinare in qualsiasi modo. I pochi strumenti a disposizione per modificare le opzioni di visualizzazione delle notizie, infatti, comprendono soltanto scelte bistabili (ON/OFF) da operare nei confronti delle persone anziché di quello che esse condividono (fatte salve alcune applicazioni). Tale livello di personalizzabilità del servizio è assolutamente inaccettabile per quello che si ritiene ormai lo strumento principe del web 2.0.

Ma veniamo al dunque.
Questa inutile, dannosa sovraesposizione a fatti di importanza meno che nulla (tecnicamente: stronzate) e/o a loro descrizioni di livello pre-alfabetico annichilisce il desiderio del blogger "tradizionale" di condividere ulteriori informazioni, benché magari strutturate e circostanziate a dovere, perché a un livello anche conscio egli raggiunge il troppo pieno prima ancora di metter mano alla tastiera.
Questo per dirla alla maniera meno dolorosa possibile. A voler guardare più a fondo, in realtà, probabilmente c'è anche dell'altro.
Facebook sta uccidendo i blog, in sostanza, e non sono certo solo io a dirlo. Solo che me ne sono resa conto soltanto adesso, considerando l'effetto sulla mia stessa persona. Perché erano nati i blog, sarebbe a questo punto da chiedersi? Per desiderio di condivisione. Un desiderio alle spalle del quale c'è, ovviamente, una percentuale altissima di esibizionismo proprio della maggior parte degli esseri umani.
Bene, tale desiderio di condivisione/messa in mostra di sè trovava con i blog la possibilità di tradursi nella diffusione rapidissima di contenuti anche di grande interesse. Trasformava potenzialmente vizi in virtù.
Facebook, al contrario (esasperando tra l'altro una tendenza già presente in Twitter) altro non è che un sito che fornisce per via endovenosa sostanzialmente la stessa dose di soddisfazione generata dall'aver mostrato qualcosa di sè a qualcuno, ma nella forma al più di una frase associata al proprio nome (eredità del messaggio personale di Messanger) o di un link, o di un test. Poco di più. Lo stesso strumento delle note è fallimentare nella sua assoluta scomodità.

Non è difficile quindi cadere nella trappola: perché non c'è miglior modo di far tacere chi ama chiacchierare che riempirlo di chiacchiere consentendogli di rispondere a monosillabi.

Allora, il mio appello è ai tanti bravi blogger che conosco. Non smettete per nessun motivo. E usate Facebook il meno possibile. Lo usate già poco? Usatelo la metà di quel poco. E attenzione ai contentini.

P.s.: se per caso questo post vi avesse generato un qualche desiderio di rispondere, non fatelo su Facebook. Venite qui, bussate alla porta di quelli con cui vi interessa davvero interagire. E imparate a ignorare tutti gli altri.


10 commenti:

PEJA ha detto...

Bhè, mi pare che sia un fatto assodato: il tempo a nostra disposizione è limitato, ed impiegarlo in certe attività piuttosto che altre, vincola il tutto. Da una parte sono contento di questa scrematura, dato che una miriade di voci rischia di far sì che tutto il coro rimanga inascoltato...

Maat ha detto...

Il problema del tempo, caro Emmanuele, mi è ahimè ben noto. Direi di più, che è il problema fondamentale della mia intera esistenza, e me ne lamento assai spesso.

Tuttavia, credo che in questo caso non si tratti di questo.
Che Facebook tolga tempo è vero, è ovvio. Ma quanto volevo sottolineare è che il tempo che si perde su Fb spesso si configura come un tempo dello stesso tipo di quello che porta via la gestione di un blog, salvo per la qualità infinitamente più bassa dei risultati.

Facebook è un pericoloso contentino al desiderio di essere in connessione col mondo tipico dei blogger, perché soddisfa in brevissimo tempo (ma per un tempo brevissimo) solo la componente esibizionistica della loro comunicatività. La componente più "evoluta", cioè il desiderio di condivisione della conoscenza, è chiaramente poco incarnabile dall'abusato social network, all'interno del quale poca attenzione si dedica in media alla infinità di notizie/eventi pubblicati.

Perciò, si conserva l'aspetto deteriore del web 2.0, corrodendo nel profondo la sua ricchezza.
Dobbiamo stare molto attenti. Io per prima.

Salvatore D'Agostino ha detto...

---> Rossella,
direi che è questione di Wilfing.
Il piacere del perditempo (inteso nel suo senso positivo, vedi Milan Kundera) o il vagabondaggio attraverso la rete.
Facebook è vero ruba lettori ai blog (anche se attraverso le note e i link puoi attrarre i lettori di fb sul blog) e livella ‘in senso classista’ le amicizie.
Puoi avere il piacere di condividere i dialoghi di ‘persone note’ prima irraggiungibili.
Ciò che a me interessa sia dei blog, che in FB o Twitter o aNobii (a proposito grazie Peja) è l’utilizzo e la grammatica nuova che ogni piattaforma Web inventa.
Tu hai l’impressione che FB ti rubi tempo e non ti offra la profondità del blog.
Forse è vero ma credo che questo dipenda dalla qualità del proprio ‘WILF’.
Ieri mattina uno scrittore (mio amico FB) annuncia che stava correggendo le bozze del suo ultimo libro e deve concentrarsi al massimo.
Dopo qualche ora avvisa che era arrivato alla pagina 300, suggerendoci di leggere un articolo di Alessandro Piperno su Nabokov: «si invita Piperno a fottersene delle pressioni esterne! Ci interessa il suo libro, non lo spettacolo che può imbastirsi sopra quello... Gli si vuole bene in ogni [finisce senza concludere la frase]»
Alessandro Piperno, Il risolino di Nabokov che umilia gli scrittori, Corriere della sera, 6 luglio 2009 ---> http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=106081931195&h=TCw9K&u=yQwV5&ref=mf

Ecco l’incipit: «Risorgo da una singolare esperienza. Ero immerso nella prefazione di Zadie Smith a Uno straniero nella terra di Lolita, […]»
Vi consiglio di leggere l’intero articolo, dato che il libro di cui si parla, è uno straordinario esempio di definizione del termine ‘paesaggio’.
I due verbi usati da Piperno ‘risorgere’ e ‘immergere’ sono gli stessi verbi di un buon wilfing.
La differenza consiste nel non poter possedere i contenuti della rete fisicamente ma solo attraverso link (blocco note di google o strategie simili). Spesso questo comporta dover stampare ciò che si legge per riscriverli, ognuno con la propria tecnica (sottolineatura, schede, appunti, diario).
Il Web spesso è un’esperienza immersiva derivante da un buon surfaggio. Come per la lettura di un giornale sfogliamo (surfaggio) per dopo soffermarci sull’articolo più interessante (immersione).
Su FB vi è un altro amico scrittore che ama raccontare ‘liturgie’ e specialmente quelle dove si suona ancora con l’organo a canne.
Ecco la domanda di affiliazione per i suoi amici FB: «Ti faccio la domanda che sto facendo a chi mi capita a tiro: dove abiti? lì ci sono, che tu sappia, messe domenicali ABITUALMENTE accompagnate da organo A CANNE?»
Un giorno ho visto scrivere (tramite schermo) a un giornalista, un articolo che trattava temi un po’ ostici sulle nuove tecnologie, lanciando un appello ai suoi 5000 amici.
In un paio d’ore l’articolo era scritto, grazie ai suggerimenti ricevuti.
Sempre ieri ho letto sull’homepage di un altro scrittore, questa frase: «A me chiedevano sempre se ero parente dell'architetto Carlo ora finalmente c'è un altro Scarpa di cui poter esser altrettanto "parenti"! Congratulazioni vivissime. Libro splendido. Attendo occasione propizia x autografo in copertina.»
Niente di eccezionale, mi piaceva la connessione.

Tu dici: «è bene il caso che orienti il mio tempo alle cause serie più che alle famose "divagazioni" del non sapersi accontentare.»
Sono d’accordo in questo momento nelle condizioni in cui versiamo, occorre non ‘lagnarsi’ e inventare nuovi linguaggi senza dover subire le regole della società e tantomeno i flussi più beceri del Web 2.0
A proposito degli «inguaribili chiacchieroni» ti regalo quest’articolo fanne buon uso ---> http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2008/12/web-francofono.shtml?uuid=11160b98-cd3d-11dd-8f0b-bdce7f887965&DocRulesView=Libero&fromSearch

Saluti,
Salvatore D’Agostino

TheLegs ha detto...

Facebook è la killer application dell'informazione compendiata a cui si è generalmente abituati.

Anzi, peggio ancora. Dall'essere abituati, siamo diventati dipendenti dal bombardamento di informazioni brevi, senza fronzoli e dirette al punto. Da questo marasma di informazioni inutili, abbiamo imparato a setacciare quel poco che possa interessarci, e la mancanza di questo overloading comunicativo è quasi malvisto.

Facebook non ha ucciso i blog. I blog erano già morti da soli. La blogosfera si era riempita di elementi vanesi e vanitosi, il cui narcisismo ed egocentrismo era orgasmicamente accresciuto in maniera direttamente proporzionale al numero di post scritti e commenti ricevuti.

La blogosfera era diventata un ammasso di puttanate, da cui poter discernere davvero poco di utile.

Quindi io, in realtà, ringrazio Facebook, Twitter e quant'altro, perché ha semplicemente canalizzato i suddetti verso un sistema per loro molto più appagante, in quanto la claque, formata dai propri "amici", è ben lieta di commentare ed esprimere gradimento in modo tanto semplice quanto un clic su "Mi piace".

Al contrario, denuncio la penetrazione di questa tendenza nei giornali on-line, negli snippet di Google, in Wikipedia, nei tumblr, e così via. Si comunica l'impressione di aver detto tutto, quando in realtà non si è detto niente. Si facilita il disuso della memoria, in quanto non c'è bisogno di memorizzare qualcosa che è sempre disponibile.

Facebook, inoltre, ha l'enorme difetto di essere un sistema enorme, ed enormemente diffuso, poggiato su una struttura dai costi esorbitanti. Da tempo ci si chiede come i gestori di Facebook riusciranno a coprire queste spese. Eppure Zuckerberg pare che sia già tra gli uomini più ricchi del mondo, basando la sua fortuna su 200 milioni di schede contenenti informazioni personali da utilizzare in molteplici modi.

Inoltre molti si chiedono come farsi pubblicità su Facebook "a sbafo", alla stregua dei SEO che truccano le ricerche su Google per indirizzarle verso contenuti commerciali piuttosto che realmente appropriati. E si sta facendo strada l'idea che la viralità con cui le informazioni viaggiano su Facebook, attraverso reti di persone intrecciate in modi inimmaginabili, non sia altro che l'espressione del referral marketing.

Quindi aspettiamoci a breve un bombardamento pubblicitario virale, pronto a distruggere definitivamente questo sistema. Ma, sia chiaro, qualora Facebook dovesse distruggersi davvero, quasi certamente non si tornerà al blog, ormai considerato strumento "vetusti" del Web 2.0. Nasceranno nuove forme di comunicazione. Google sta già pensando a "Google Wave", di cui siamo tutti ansiosi di conoscere le evoluzioni.

Alessandro ha detto...

Ciao Rosella, con estremo ritardo rispondo alla tua chiamata alle armi, o alla tua richiesta d'aiuto (sono interscambiali:P)con un sentito:"Presente!"...io non sono un blogger, ma il fatto che tu mi abbia taggato in questa nota dimostra che hai capito che adoro scrivere...ma io so vecciooo scrivo ancora sulla cartaaa (attenzione non retrò, questo richiederebbe uno studio
approfondito sul mio stile, sul mio modo di parlare, ostentando una cultura snob alla Baustelle:)eheh). Se dovessi raccontare in poche righe
quello che faccio, quello che sento, risulterei noioso e banale dicendo semplicemente: io scrivo...ovunque mi trovo, in qualunque momento, in
ogni occasione, l'importante è che lo scrivere non sia una forzatura mentale, un esercizio di stile, ma un puro bisogno di
mettere su carta (o su web, o altri posti a me sconosciuti) quello che mi preme nel petto. Fino a poco tempo fa scrivevo su
pezzi di carta spaiati, e solo ora ho comprato la mia bella Moleskine (cavolo ora però rischio seriamente di sembrare un fanatico:auhauhauha).

Facebook è la causa di tutto?...non credo...o meglio fa parte di un sistema, di questo teatrino degli orrori, dove un uomo/donna vive
solo dei piccoli momenti di boria...non c'è più l'uomo qualunque, tutti sono qualcuno, tutti sono in vetrina, e pian piano ci stiamo seppellendo
vivi in quella che un profetico Michele Salvemini definisce "Endemol generation". Ed i rapporti umani?...ma scherzi???....se vuoi parlare un po'con
me ti devo addare al mio myspace:) (Caparezza - Io diventerò qualcuno). Ho giocato con questa canzone perchè ben descrive l'inadeguatezza di questi
mezzi, e quella sensazione che a volte mi fa sentire un alieno sulla terra. In fin dei conti però anche io sono in vetrina, sono gli intenti ad esser differenti...

Facebook è la traspozione simpatica e chiassosa della nostra società, il contrario di quello che definiremmo un sistema "meritocratico"...e come hai
scritto: "Non è difficile quindi cadere nella trappola: perché non c'è miglior modo di far tacere chi ama chiacchierare che riempirlo di
chiacchiere consentendogli di rispondere a monosillabi"...ho sorriso leggendo questa frase perchè è proprio quello che la gente vuole, è come se
in maniera assurda e suicida questa nuova categoria di "lettori/fancazzisti a cui piace farsi un pugnetto di cazzi miei"
mi chieda everyday: "killing me softly":)...

Baci Ros tanti tanti e forti forti...anzi no niente baci, o almeno non virtuali:P

See you

Salvatore D'Agostino ha detto...

Prima parte:
The Legs,
sulla vetustà del blog non ci sono dubbi, la blogosfera è morta da tempo –esattamente quando i giornali on-line sono diventati dei blog, ogni articolo è commentabile (ne avevo parlato sul mio blog)- sulla virilità della pubblicità occorre riflettere.
Premetto, non sono un esperto Web, da qualche tempo mi occupo dell’influenza dei linguaggi Web sull’architettura.
Tema molto spigoloso poiché capire i meccanismi dei flussi della rete è praticamente impossibile .

T’invito a riflettere su questi recenti dati della ‘Nielsen’ (leader mondiale nelle ricerche, informazioni e analisi di mercato) ovvio non sono verità assolute: « Nielsen Online ha ritenuto importante fornire al mercato un quadro completo della situazione con informazioni chiare e precise su quello che è stato il fenomeno internet del 2008, e che non mostra certo segni di cedimento anche nei primi mesi del 2009.” commenta Ombretta Capodaglio, marketing manager Nielsen Online, “La categoria Member Community, che comprende blog e social network, è ormai la quarta categoria web più visitata in assoluto, con 242 milioni di utenti e una penetrazione sul totale navigatori forte in tutti i mercati: dal 51% di Svizzera e Germania all’80% del Brasile, la media globale è del 67%”. Il nostro paese è sopra la media, con il 73% degli internauti italiani che visitano blog e social network.» link: http://it.nielsen.com/site/ADVERTISING.shtml

«A registrare la crescita maggiore sono infatti proprio i siti per la ricerca immobiliare, visitati da 2,4 milioni di persone, il 31% in più rispetto a dicembre. Il desiderio della casa è seguito da quello di viaggiare: stabili o in lieve crescita i siti delle agenzie viaggi online, che a dicembre registrano il picco stagionale attribuibile alla ricerca di pacchetti per le vacanze natalizie, forte ripresa invece dopo la flessione negli ultimi due mesi dell’anno per i siti delle compagnie aeree, che con un incremento del 25% arrivano a 4,6 milioni di utenti. “Questo dato lascia intuire che ci sia una maggiore propensione per l’acquisto del pacchetto di viaggio - spesso all’ultimo minuto - in occasione delle festività, ma che quando si torna a pieno regime e alla routine di tutti i giorni ci sia una più attenta pianificazione dei viaggi, anche a più lungo termine e in autonomia” continua Ombretta Capodaglio.
Forte aumento anche per i siti di ricerca lavoro: a gennaio ben 3,3 milioni di persone hanno navigato sul web alla ricerca di nuove opportunità professionali, il 19% in più rispetto all’ultimo mese del 2008. La crisi che sta investendo il settore automobilistico non ferma il desiderio di comprare un’automobile, infatti ben 4,3 milioni di utenti hanno visitato un sito di informazione su auto e moto per documentarsi forse in attesa dei promessi incentivi sulle auto.
Gennaio è anche il momento preferito per pensare a rimettersi in forma e così i siti dedicati a salute, fitness e benessere registrano una crescita di utenti del 12%, attirando 5,4 milioni di visitatori.
Tra le categorie in ascesa, da segnalare che la legalizzazione del gioco d’azzardo online sta determinando un boom per i siti di gioco e scommesse, che sono cresciuti del 13% nell’ultimo mese: a gennaio quasi 7 milioni di utenti hanno tentato la fortuna online.» Link: http://it.nielsen.com/site/ONLINE18febbraio.shtml

Salvatore D'Agostino ha detto...

Seconda parte:
Sono sempre di più le ore che passiamo su internet.
Anche in questo caso, si costata come tutte le ricerche (anche quelle più serie) eliminino le statistiche dei siti ‘hard’, ma tralasciando questo punto gli italiani cercano: ‘Casa’ (gli architetti dovrebbero riflettere su questi dati, avendo più case che abitanti), viaggi, lavoro, auto/moto, benessere e giochi on-line (poker).
Da qualche tempo sto osservando l’andamento della pubblicità su FB per spiegarmi come possa auto-finanziarsi un social network con più di 240 milioni di utenti, ma dalla qualità degli annunci non riseco a capirlo.
Qui non si tratta più di Web 2.0 ma di Web semantico ancora più virale, le pubblicità sono attinenti alle cose che scrivi nella tua pagina. Il Web si avvicina ai tuoi gusti quindi è ancora più pervasivo.

Ritornando alla qualità della pubblicità mi sembra d’osservare lo stesso fenomeno delle prime TV private che vivevano grazie alla pubblicità ‘hard’, ‘televendite’, ‘telefortune’ o ‘telemaghi’.
Io non credo che ci sia un legame così banale tra i desideri di massa (beceri) e la pubblicità (virale) ma che sia una semplice costrizione negli spazi pubblicitari perché non appare altro, quindi ogni tanto si clicca sui siti che determinano statisticamente le nostre abitudini.
Mia cognata che guarda anche programmi di approfondimento come ‘Anno zero’, ‘Report’ o ‘Ballarò’ mi dice che dopo le due (programmazione invernale) non c’è niente da vedere e si finisce per subire ‘Maria de Filippi’ o altri programmi cloni.

Non c’è alternativa.
Vittorio Zambardino recentemente ha denunciato facebook perché gli avevano (senza sua autorizzazione) chiuso il suo profilo. Qualche giorno dopo osservava: «dobbiamo non fornire più i contenuti a FB».
La contropartita del Web gratis, che noi con l’avvento del 2.0 riempiamo di contenuti, è la pubblicità ‘virale’ che sematicamente ti costringono a cliccare.

Legs,
il mio intervento è mirato proprio a capire e sovvertire questo tipo di utilizzo, dando voce a una rete di ‘fruitori’ di contenuti.
Ovvio poca roba, come i fantomatici adulti di lettori di libri che si lamentano che i giovani non leggano.

Per finire dai un’occhiata a questa mappa dei blog iraniani (soprattutto ai contenuti) ---> http://cyber.law.harvard.edu/publications/2008/Mapping_Irans_Online_Public/interactive_blogosphere_map
FB come ebbe a dire Gianluca Nicoletti sul mio blog è un fenomeno Web transitorio.
Anche FB è morto.
Saluti,
Salvatore D’Agostino

Maat ha detto...

Questo è il genere di commenti che regala a un blogger un gran sorriso.

E che merita una risposta ponderata.
L'avevo promessa ad uno di voi per oggi, ma sono un'inguaribile ritardataria.
Speriamo di trovare tempo domani.

'notte. :)

Jack Frusciante ha detto...

FB è un prodotto adatto a chi decide di usarlo, è fatto per la comunicazione veloce ed ha un senso se si seleziona la platea (l'amicizia io la nego eccome) ad un limite ragionevole per poterne fruire i contenuti. Che senso ha scrivere due o duecento righe che abbiano senso, se nella pagina dei miei amici scende in fondo in mezzora? sarà il caso di avere per amici gente con pochi amici? forse si. E quindi potrebbero formarsi delle meta-comunità di FB fatte di borghi alpini e di rete di discoteche.
Anche a me piace scrivere anche se lo faccio poco e raramente, effettivamente non ne sento l'impellenza creativa, preferisco suonare, riesco ad esprimermi meglio. Tuttavia uso FB o il blog a seconda di quello che mi serve: sapere cosa succede stasera o dove vanno i miei amici o con chi, o a cosa si interessano adesso. Ovvero avviare una riflessione da condividere con i pochi che vorranno aggiungere contenuti che abbiano un valore intrinseco come quello che ho letto in questa finestrella che troveranno in pochi in questo agosto e che presto sarà dimenticata dall'autore stesso.
Insomma siamo noi ad appagare i nostri bisogni, o sono i bisogni che vengono a cercarci per drogarci e farci credere di esserne schiavi? Non dovremmo forse imparare a vivere per sottrazione piuttosto che per addizione? Un vestito in meno, un bagaglio in meno, un minuto in meno...
Io non sono ansioso di conoscere la evoluzione di FB, di Google o dei suoi epigoni, ma ieri alla luce di una candela, sotto il portico della mia casa di campagna, e tormentato dalle zanzare ho letto, ad alta voce, ed a turno con 3 amici, un magnifico racconto di Guy De Maupassant, chiamato Boule de suif, da una edizione Struzzi che aveva la carta ingiallita da 30 anni. Devo dire che nonostante il continuo grattarsi, lo preferisco a qualsiasi altra cosa elettronica (e lo consiglio...). Sarà che sono old-fashioned come dicono i jazzisti... ;-)
Ti giunga il mio saluto, mademoiselle ;-)


J

Maat ha detto...

Finalmente un po' di tempo, finalmente una connessione flat.

Dunque, confesso che rispondere ai vostri commenti non mi riesce, stasera, particolarmente facile. Cercherò di andare per ordine.

Salvatore:
certamente si tratta di capacità di selezionare il proprio wilfing. D'altra parte in genere sono la prima a difendere la grandissima utilità che Facebook ha per me, e soprattutto nel tenermi in contatto più agilmente con i bloggers che seguo. Quindi, paradossalmente, nel mio personale caso Fb è amico dei blog.

Credo comunque che sia chiaro quale fosse l'intento della mia filippica.

(Ah, come al solito bellissimi i link che proponi, grazie.)


TheLegs:
d'accordissimo anche con te. In effetti non avevo considerato il virtuoso effetto "ripulitore" che Fb potrebbe avere rispetto a quella fetta di deteriorità di cui per l'appunto denunciavo l'impero. Bene così, mi hai tirata su.

Sono curiosa anch'io di sapere quale sarà il prossimo passo (verso cosa?) tecno-comunicativo, e tuttavia non posso che guardare con un poco di timore all'accelerata che queste diverse forme di comunicazione hanno preso e con la quale si distruggono, metabolizzano e rigenerano ad ogni pie' sospinto.
Quale tipo di continuità si potrà offrire ai contenuti di qualità, in questo modo? Non si rischia il prepensionamento di creazioni valide sulla sola spinta per la novità a tutti i costi?
Mi viene da pensare ai libri tratti dai blog. È una retromarcia? O solo nell'editoria tradizionale si deve trovare la conferma della qualità? Cosa deve essere salvato? Come? E perché?

Alessandro:
vedo che come sempre condividi il mio pensiero. Giustamente dici:

Facebook è la traspozione simpatica e chiassosa della nostra società

e a proposito l'altro giorno osservavo come in esso ci sia una sorta di soglia limite costituita da quel numero di contatti (definirli amici è chiaramente irritante) oltre il quale comincia ad esserci qualcuno al quale non vorresti far leggere/vedere/sapere qualcosa che stai per condividere, e dunque ti trattieni dal farlo. Superata questa soglia (cosa a me già ampiamente successa), non sei più libero, cioé non sei più nel virtuale, bensì nel reale. Hai riproposto con sufficiente esattezza la realtà in cui vivi da rendere lo strumento praticamente inutile (se non per fini di studio o professionali), o quantomeno non più divertente :)

Jack:
capisco benissimo di cosa parli. Sto scrivendo una tesi piena zeppa di parole che iniziano per cyber e sono certa che quando avrò finito vorrò passare un mese in un posto in cui qualsiasi oggetto elettrificato sia considerato abitato dagli spiriti. ;)

(Jack Frusciante ha detto:
l'amicizia io la nego eccome


Ed io potrei per caso rientrare tra gli eletti, in qualche modo? :D)