Bene, è passato un tempo sufficiente acciocché anch'io mi pronunci in proposito.
Sinceramente penso che, per prima cosa, sia stata fatta
una figura di merda senza paragoni. Ciò mi rende per l'ennesima volta stanca di far parte di un paese di cui mi devo sentir stanca di far parte.
Perché sono sempre, e sempre stata, dell'opinione secondo la quale l'attacco è la difesa ultima, e ci si spinge alla difesa ultima solo quando si è in posizione di estrema debolezza.
Certo,
le rivoluzioni non si fanno standosene in poltrona a contemplare il fatto proprio, ma non si fanno nemmeno con atti sconsiderati e puerili di punto rilievo strategico.
Chi vi parla non è certo una fervente cattolica, come avrete capito. Se mi devo definire, prendo spunto dal bello
studio sul libero arbitrio (unica questione su cui mi sapete ben salda sulla stessa posizione dall'età di 16 anni) di Nannini che mi inquadra senza dubbio alcuno tra quei
deterministi duri presso i quali assai poco spazio è concesso alla religione e le cui posizioni, proprio citando Nannini, «per i più sono non solo false, ma degne della più ferma riprovazione morale».
Detto questo giusto come cappello utile a voi per criticare la mia opinione con il giusto metro, credo che, per prima cosa, se il rettore ha preso una decisione non condivisa da un numero così elevato (67, dicono) di docenti,
qualcosa non va all'interno della piramide dei bottoni de la Sapienza. In pieno spirito democratico, non confido in nessun modo nello strapotere dei rettorati: la decisione avrebbe dovuto esser messa ai voti, e se così è stato fatto, la petizione in sé e la sua aggressività sono a maggior ragione l'indice dell'imbecillità e della miopia della classe docente de la Sapienza, non avendo alcun fondamento democratico né di altra natura.
In secondo luogo, sono senz'altro d'accordo che l'invito rivolto al papa a tenere in quella sede un discorso poi rivelatosi
di quel genere fosse di
dubbia condivisibilità. Tuttavia, a cose ormai organizzate, personalmente come studentessa mi sarei limitata a sbadigliare grandemente al momento del discorso, o se proprio come insegnante avessi voluto destare scalpore, non mi sarei presentata all'evento, facendo senz'altro miglior figura per me e per la mia categoria tutta.
D'altronde, Ratzinger è una persona intelligente e come tale merita se non altro tolleranza e di essere ascoltato. Nel suo ruolo può suscitare rancori profondi, posso capirlo;
ma, pfui, l'idea di corrergli contro con cartelli del tipo "avete ucciso Giordano Bruno" mi fa, se possibile, ancora più tristezza.
Che noia. Lo so, l'ho detto io stessa che le rivoluzioni non si fanno da seduti, ma buondìo - è il caso di dirlo -, si fanno quando è il caso di farle. Il cattolicesimo si sta già sgretolando da solo.
Risparmiamo le nostre forze per qualcosa di più interessante.